Maggio 2013 – Paraboloide di Truchet
Paraboloide di Truchet, apparecchio per la dimostrazione della legge oraria della caduta dei corpi
Costruito probabilmente da Philippe Vayringe, 1743-1744
Legno, ottone, ferro; 80 x 85 x 100 cm
N° inv. 50
- Paraboloide di Truchet
- Cours de philosophie mécanique et expérimentale, Philippe Vayringe, 1732
In accordo con lo spirito delle lezioni di fisica sperimentale del XVIII secolo – gli strumenti dovevano “veicolare la forza delle proposizioni”, come scriveva ‘s Gravesande a Newton nel 1718 –, questo strumento permetteva di dare in modo semplice e immediato una dimostrazione della legge oraria della caduta dei corpi.
Consiste in uno scivolo avvolto a spirale attorno a dei montanti che hanno la forma di parabole. La lunghezza dei giri della spirale aumenta secondo la sequenza dei numeri dispari: il secondo giro è tre volte più lungo del primo, il terzo giro è cinque volte più lungo, e così via. Al centro, un filo a piombo permette di verificare la posizione corretta dello strumento.
Lasciando cadere delle sferette lungo il canale, si osserva che esse percorrono ogni giro della spirale in tempi uguali, il che significa gli spazi percorsi in intervalli di tempo successivi uguali aumentano secondo la progressione dei numeri dispari, in perfetto accordo con la legge di caduta dei corpi, scoperta da Galileo, secondo la quale la distanza percorsa da un corpo in caduta libera è proporzionale al quadrato del tempo.
Messo a punto dal carmelitano Jean Truchet (1657-1729), detto Père Sébastien, lo strumento venne presentato all’Académie des Sciences di Parigi nel 1699. Philippe Vayringe ne descrisse l’utilizzo nel manoscritto del suo Cours de physique expérimentale, fornendo inoltre un disegno dello strumento. La descrizione potrebbe essergli stata fornita dallo stesso Truchet, molto ammirato dal duca Leopoldo di Lorena, che aveva invitato Truchet a soggiornare per qualche tempo presso la sua corte (vedi Eloge du P. Sébastien Truchet, «Histoire de l’Académie royale des sciences», 1731, pp. 93-101).
Si tratta di uno strumento estremamente raro sia nei Gabinetti di Fisica settecenteschi che nei trattati di fisica dell’epoca. Attualmente ne esistono solo due esemplari, uno conservato a Firenze, presso il Museo Galileo, e l’altro a Padova. Quest’ultimo, viste la data d’acquisizione e le caratteristiche di manifattura, è molto probabilmente stato costruito da Vayringe.
Sofia Talas, Fanny Marcon
Per conoscere la figura di Philippe Vayringe:
“All’università di Padova gli strumenti ammirati da Voltaire”
“Dalla Lorena alla Serenissima, il viaggio degli strumenti che diedero forma alla fisica di Newton”
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